“Ah ma allora questo blog esiste ancora. Mi sembra l’inizio del trailer di Trainspotting 2, quando i protagonisti si rivedono dopo venti anni”
Scegliete la vita
È quasi ironico che l’ultima arte che io abbia condiviso su questo blog sia l’arte della procrastinazione. Perché è ironico? Perché non ho pubblicato nulla negli ultimi nove mesi, quando in realtà avevo tante cose da dire.
Non si è trattata di una pausa di riflessione, ma di una naturale conseguenza, per aver iniziato un qualcosa, un blog, ma senza dargli uno scopo preciso. Senza dargli un senso, una forma o un nome appropriato.
Persona sono io. Persona sei tu che stai leggendo, ed è chiunque altro in questo mondo. Nessun protagonismo, non mi ritengo nessuno per impartire una lezione, o avere una esperienza tale da dover insegnare qualcosa a qualcuno.
Come tutti nella vita, vivo un momento di autosabotaggio. Quando invece, dovrei essere al top della mia forma.
“No dai, non farmi pentire di aver aperto questo link. Già la fuori il mondo è una merda. Ero su instagram a farmi i cavoli miei fino a poco fa, e ora arrivi tu a ributtarmi giù! Eddaii… ”
L’obbligo di essere social
Qualche giorno fa, mi sono unito alla massa di lavoratori che devono aggiornare periodicamente, non solo il proprio curriculum, ma anche il proprio profilo LinkedIn. E l’ho fatto con una esperienza reale. Un’attività che veramente mi ha dato qualcosa.
Ma poco dopo averlo pubblicato, me ne sono pentito.
“Tranquillo, anch’io mi sono pentito di aver aperto questo link, ma la vita a volte è strana Giacomino”
Per carità, il post è ancora là e non l’ho rimosso. Fosse per me, rimuoverei proprio il mio profilo Linkedin.
Il motivo? Si tratta di un sistema che replica Tinder o Instagram, dove il like tattico, e le continue interazioni da “Amazing experience guyz!”, fanno venire il mal di stomaco, per quanto puoi percepire la falsità di certe interazioni.
Ma è il mondo che va così. Abbiamo tutti una scelta, di partecipare o no a questo gioco, e tutti noi sappiamo le regole che dobbiamo seguire, per poter restare in questo mondo.
Coloro che pensano di poterlo cambiare dall’interno, sono degli inguaribili romantici. Coloro che non ne fanno parte, sono tagliati fuori da troppe opportunità, e la paura di perdere certe occasioni, in un mondo sempre più senza certezze, fa paura.
“E il sassolino nella scarpa su: “Quanto è brutto il mondo del lavoro” ce lo siamo tolti già tempo fa. Dimmi se ne hai in mente altri, che sto iniziando a pensare di intraprendere una carriera da psicologo, per quante me ne stai raccontando…”
C’è del marcio in Danimarca (e non solo lì)
Vorrei giusto chiudere, quasi come se te lo stessi chiedendo, se secondo te c’è un modo per potersi toglierei di dosso questa sensazione di “sporco”.
Siamo veramente il lavoro che abbiamo? Siamo veramente la somma di tutti i post che condividiamo, dei messaggi che scriviamo, di quello schermo che proiettiamo nel mondo del lavoro (e non solo)?
Ricordo molto bene le parole di mio fratello, quando a scuola, dopo aver preso l’ennesima insufficienza, mi disse “Noi non siamo, il voto che abbiamo”. E dopo avermelo detto, mi sentii… sollevato.
Noi non siamo quelli che gli altri vedono. Non possiamo essere giudicati da un’altra persona, e aspettarci che come gli altri ci dipingono, sia la realtà dei fatti.
“Minchia Fra, mi stai facendo venire l’ansia. Arriva alla fine, che dopo sta lettura, mi servono almeno due minuti di social, e forse anche un sushi a cena per riprendermi”
Ora la chiudo veramente. Cercavo di capire a chi io mi possa affidare, per avere una visione di me, quanto più realistica possibile.
Se ti affidi ad amici e parenti, è normale che loro ti vedano in un modo. Sarà diverso da come ti vede uno sconosciuto, o una persona che ti sta sul cazzo.
Ho cercato e ricercato degli studi che potessero darmi una risposta e… alla fine… non ne ho trovato neanche uno valido.
Sono tutti basati sulla percezione, quindi cambiano da persona a persona, da momento a momento, da ora in ora. Cambiano continuamente, come anche noi cambiamo continuamente. Quando si tratta di giudicare, l’essere umano, è completamente inaffidabile.
Conclusioni
Dove voglio andare a parare? Che chiunque ci vede in un modo tutto suo. E noi non possiamo farci nulla.
L’unico dovere che abbiamo, è di essere onesti con noi stessi. In questo modo, quando rivedrai quel tuo post, commento, o quello che hai condiviso, non debba avere quella sensazione di mal di stomaco che hai, quando vedi quello che condividono tutti gli altri.
Se gli altri si mostrano per quello che non sono, non vuol dire che lo stia facendo anche tu.
“Fra, ti prego. Meno pippe mentali. Non prendere tutto il mondo sul serio, che tanto queste regole le conosciamo tutti. Scialla, metti like, lecca qualche culo, e pensa allo stipendio. Quello si che non ti giudicherà mai”