Ogni secondo martedì di Ottobre si rende omaggio alla figura di Ada Lovelace (grande matematica e protoinformatica del primo ‘800), in quanto si tratta di una giornata riconosciuta a livello internazionale per rendere omaggio a lei, e più in generale a tutte le donne nell’ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico.
Perché ne sto parlando ora, durante questo quarto lunidì di Luglio, con il caldo più atroce della storia là fuori, quando in realtà mi ero messo in testa di scrivere un articolo su Oppenheimer e Rotblat, e soprattutto… perché sono nudo?
“Guarda, non lo ripeto più. Sono mesi che ti chiedo di fare un discorso lineare, e puntualmente mi ignori. Questa volta voglio proprio vedere dove vai a parare, voglio proprio capire che insegnamento dovremmo trarre da… Aspe’, sei davvero nudo?!”
Quando regna il caos
Nelle sale, (ormai anche i sassi lo sanno) insieme a Barbie, è uscito il nuovo film di Nolan, chiamato appunto “Oppenheimer“. Il film si ispira alle vicende che hanno portato un team di scienziati americano, guidati dal nostro protagonista, alla costruzione della bomba atomica e al suo utilizzo, con tutte le conseguenze che si porterà dietro questo evento.
Mi informo un po’ sulla vicenda… Vedo che il film promette bene, la storia è molto figa e con delle premesse molto interessanti. Così inizio a studiare, e da lì parte una spirale di eventi assolutamente caotica.
“Ho capito, mi metto comodo, che tanto so bene come andrà a finire… questo articolo su Oppenheimer uscirà fuori nel 2026, come minimo.”
Piccola premessa: questo elenco di eventi è stato fatto ovviamente a posteriori, perciò avrò sicuramente dimenticato qualcosa che ho fatto nel mentre. Ogni cosa che elencherò è qualcosa che è avvenuta poco prima che io dicessi a me stesso: “Devo scrivere l’articolo su Oppenheimer”, e il momento esatto sarà indicato da questo divisore: // .
Dunque, ho già detto troppo, iniziamo.
Fine dicembre 2022: esce il primo trailer ufficiale di Oppenheimer, e dico: “Hmm… Sarebbe figo conoscere un po’ di contesto prima di vedere il film, anche per capirci qualcosa… Si, questo rientra decisamente tra i miei buoni propositi per il mese prossimo.”
Gennaio: Studiando Oppenheimer, non posso non notare la somiglianza tra il personaggio storico e l’attore che lo interpreta, Cillian Murphy, già protagonista di molti film di Nolan e del più famoso Peaky Blinders. E poi, le storie che scrivo hanno sempre due personaggi, quindi sarebbe opportuno iniziare a scriv…
// Passo settimane intere a rivedere tutti i film di Nolan (Cillian appare quasi in ogni film, e quindi per completezza ho voluto recuperare anche gli altri film diretti da Nolan. Per completezza, non per altro…), ma intanto mi prometto che continuerò a cercare informazioni riguardo alla storia del fisico. Gennaio è finito, ma adesso siamo carichi di informazioni.
Febbraio: Fulmini e saette sulla mia ultima relazione sentimentale, che mi hanno portato a dire: “Massì, ci sono altre priorità per gli articoli. E poi, ho già scritto sull’importanza del saper piangere, adesso non voglio rompere i coglioni alla gente con la storia di un fisico“. Così, mi lascio un po’ andare, tra il primo tuffo nell’oceano Atlantico a 5°C, il carnevale portoghese… e a fine mese, dopo aver rimandato per tanto tempo, è arrivato il momento di…
// Imparare ad andare sullo skateboard. Vado, lo compro, imparo ad andarci sopra, perché è da tanto che volevo provarci. Febbraio passa, l’articolo da scrivere resta… e questa fissa dello skate non poteva che arrivare in questo esatto momento della mia vita.
Marzo: Adesso è il momento di essere consistenti. C’è uno skateboard in casa, il lavoro sembra essere arrivato a un punto di svolta, non si può sbagliare. Essere consistente è la cosa più importante di tutte. Iniziare, continuare e portare a termine qualcosa nella propria vita. Dai, cazzo, ne siamo in grado e lo dimostreremo! Skateboard? Ci vado quasi ogni giorno e lo porto sempre con me ovunque vada per tutto il mese. Lavoro? Faccio nottata se necessario, ma devo studiare e raggiungere un ottimo risultato. L’articolo? Inizio a scrivere, sono motivato e alla fin…
// Mi faccio il mio primo tatuaggio. Sono sopraffatto dalla voglia di fare cose, ma non di scrivere quell’articolo. Marzo alla fine è andato bene, perché comunque ha tirato fuori l’arte della natura. Adesso, però, credo di avere il focus sulle cose giuste (con qualche instabilità qua e là).
Aprile: Sì. Questo è il mese giusto. Ho fatto pace con me stesso, tutto va come deve andare, e sono in grado di fare lavoro-casa in skate. Abbiamo tutto il tempo del mondo, ed è il momento giusto per sedersi, aprire il pc e finalmen…
// Compro due voli last minute, prima per un weekend a Siviglia, e poi per tornare due settimane in Puglia. Alla fine ci sta, avevo bisogno di ricaricare le batterie dopo dei mesi particolarmente intensi. Dopo aver passato Aprile a ricaricarmi, sarò pronto per finire questo articolo entro Maggio. E non oltre. NON-ALL-TRE. (“ALL” in inglese si legge come in italiano diremmo “OL”, e niente, nella mia testa suonava bene e forse c’è chi apprezzerà)
“Senti, taglia corto con tutte ‘ste stronzate, e arriva a Luglio. Ti conosco, stai iniziando a sparare battute nonsense perché stai perdendo il filo del discorso. Devi ancora spiegare perché sei partito spiegando la vita di Ada Lovelace e per quale ragione sei nudo. Non me ne capacito… ma soprattutto, che bisogno c’era di dirlo!!!“
Andando al punto, tanto è chiaro che l’articolo su Oppenheimer non è stato scritto, e che nel mentre ho fatto altre mille cose, pur di non finire di scrivere l’articolo. Maggio è stato caratterizzato dalla voglia di imparare il portoghese (cosa che non sta ancora dando i frutti sperati…), Giugno invece da giornate di mare e dal fancazzismo più totale, e Luglio l’ho passato coi sensi di colpa di non aver fatto nulla il mese prima, quindi era l’ora di rimboccarsi le maniche, e visto che non avevo niente da fare… sto scrivendo una mini serie per un podcast.
Insomma, sto facendo tutto e il contrario di tutto, e mi rendo conto di aver portato questa cosa all’estremo, visto che ad Ottobre dell’anno scorso ho fatto lo stesso identico errore, quando mi ero fatto prendere dall’arte del vendersi, e mi sono fatto rapire dalla storia di Wanna Marchi, invece di parlare già all’epoca di Ada Lovelace. Una donna la cui storia merita di essere raccontata.
Ada Lovelace e la sfida con sé stessa
“Ci hai messo quasi 10 mesi per far uscire fuori l’articolo in cui parli di lei. Un altro po’ e avresti battuto il record di ‘Mammifero che rimane più mesi in gestazione’… Saresti potuto diventare un caso di studio.”
Ada nasce in un contesto storico e culturale che dopo oltre due secoli non è cambiato granché. Si tratta di una persona che ambisce a fare tanto nella vita, ma ritrova tanti limiti in sé stessa e ostacoli lungo il percorso della propria vita, una vita piena di eventi a dir poco incredibili. In poche parole, lei è la madre del nostro moderno sistema informatico, e ideatrice insieme a Charles Babbage della prima macchina pensante (le AI del diciannovesimo secolo a vapore, altro che TikTok). Un altro po’ di pazienza e capirai perché ci tengo così tanto a raccontarti di lei.
Nata nel 1815, riceve da sua madre Annabella un’educazione con metodi molto avanzati per i tempi (in particolare il metodo “Pestalozzi“), che in sintesi prevede una serie di sessioni di studio di varie materie (ognuna per un massimo di 15 minuti l’una), il tutto in maniera “alacre e docile” (in pratica, muoviti e non perdere tempo a lamentarti). Nozioni di conoscenza un po’ alla volta, per evitare di annoiarsi e di perdere interesse nello studio.
A circa 12 anni ha dimostrato che la somma dei triangoli equilateri costruiti sui cateti di un triangolo rettangolo è uguale al triangolo equilatero costruito sull’ipotenusa. In pratica, ha letto il teorema di Pitagora e si è chiesta se la stessa cosa valesse non soltanto per il quadrato, ma anche per altre figure geometriche. Insomma, si era posta una domanda ed è riuscita a darsi una risposta. La genialità di quella bambina stava tutta nella domanda.
A circa 24 anni, quando era già madre di tre figli, tiene un corso di matematica per corrispondenza (visto che all’epoca le donne non potevano iscriversi) all’università di Londra, ed è in questi mesi che vengono scambiate delle lettere tra lei e il suo professore, Augustus De Morgan. Queste lettere (che si possono trovare alla sesta pagina di questo documento) racchiudono tutte le insicurezze e le paure di una persona che vorrebbe ottenere tanti traguardi nella vita, ma pensa che non ci riuscirà.
L’orizzonte
Lei scrive: “Vorrei andare più veloce. Vorrei che la testa umana, o almeno la mia, potesse assimilare molte più cose in molto meno tempo. E se fossi stata io a creare la mia testa, avrei ridimensionato i suoi desideri e le sue ambizioni in base alle sue capacità. Quando confronto il poco che faccio con il molto, l’infinito direi, che c’è da fare… posso solo sperare che in un qualche futuro saremo molto più intelligenti di quanto non lo siamo ora.”
La risposta di De Morgan fu questa: “Giudicare i nostri progressi è qualcosa di cui siamo in grado a malapena. Secondo me, è più probabile che tu avanzi più rapidamente in un’ora in cui pensi ad un’unica cosa, che non in un’ora in cui ne leggi velocemente molte, anche se ciò ti faccia sentire soddisfatta. Il tuo confronto tra ciò che fai e ciò che c’è da fare mi ricorda ciò che Newton disse di sé, quando si paragonò ad un bambino che raccoglie dei sassolini sulla spiaggia. Hai dunque un buon motivo per supporre che non ti libererai mai da quella sensazione. É inutile cercare di raggiungere l’orizzonte.“
“Un momento… tu mi stai facendo leggere questa cosa bellissima solo ora, mentre all’inizio ho dovuto sopportare non so quante righe di te che ti vanti di esserti fatto un tatuaggio e che vai sullo skate? Ma porca miseria, dimmi di più su Ada, questa storia di Newton da bambino e, soprattutto, diciamocelo: quanto cazzo è figo il nome Augustus De Morgan?!”
Newton è stato indubbiamente uno degli scienziati più influenti di sempre (è riuscito ad essere particolarmente produttivo durante la solitudine della pandemia del 1666, quando lui aveva tra i 23 e i 24 anni, invece noi durante il Covid-19, belli tranquilli a giocare a Warzone per difendere Asti). Ma anche nel suo caso, secondo una leggenda, nonostante il riconoscimento internazionale che aveva ricevuto, sul letto di morte si mostra insoddisfatto per i traguardi raggiunti.
Botte di autostima a parte, la leggenda vuole che a Newton, nei suoi ultimi giorni di vita, sia stato chiesto come ci si sentisse a essere definito il più grande scienziato di sempre e cosa si prova ad aver scoperto così tante cose.
Lui rispose: “Mi sento come un bambino su una spiaggia, che passeggia, e cercando, ogni tanto trova un sassolino levigato, e di fronte a lui giace immutato e insondabile l’oceano della verità.“
Quindi, da una parte abbiamo gente che studia, si mette in gioco e si sente inadeguata di fronte all’infinito che vorrebbe fare… e dall’altra ci sono io che devo mettermi in testa che sono limitato (come essere umano, quindi non è una colpa) e che, se devo fare qualcosa, devo essere focalizzato a farne una per volta, e bene.
“Credo che chiamerò mio figlio Augustus, o al limite il mio cane, almeno su quello non credo di dover dare troppe spiegazioni a nessuno… Tutto molto bello, ma ora credo sia il caso di andare, son talmente pieno di informazioni che potrei vomitarle…”
Tutto ciò che è necessario
Per concludere, se devo ringraziare qualcuno in particolare per aver scritto questo articolo su Ada Lovelace, per aver rimandato (ma con i giusti tempi) l’articolo su Oppenheimer… questa persona è Victor Hugo.
Pochi giorni fa mi è capitato di leggere un articolo su di lui, di come gli piacesse così tanto la vita mondana e di come per lui fosse così difficile concentrarsi per scrivere i suoi romanzi. Quale oscuro segreto aveva lo scrittore per riuscire nel suo intento?
Qual era la cosa che lo portava a stare a casa a lavorare? Come mai non era succube della procrastinazione, e riusciva a concentrarsi per scrivere? Come mai era in grado di fare un gesto così semplice, eppure così complicato, per noi dalla distrazione facile? Il suo trucco era quello di evitare le distrazioni. Nel modo più drastico ed estremo che tu possa pensare.
Chiedeva al suo maggiordomo di sequestrargli tutti i vestiti dal suo guardaroba, così da non poter invitare nessuno a casa e da non poter uscire fuori a far festa nella lucente e festaiola Parigi, fino a quando non avrebbe completato la sua opera.
Si, Victor Hugo quando scriveva era nudo. Ma giusto quando doveva scrivere e non riusciva a concentrarsi.
“Ma porca troia!! Ormai avevo dimenticato ormai di quel dettaglio!”