Zuckemberg Einstein - Apparenza

Einstein e Zuckerberg – L’arte dell’apparire

Apparire ed essere, mai così vicini

“Sento già odore di citazioni sul come apparire sempre al meglio e come essere la persona più interessante nella stanza… Ciccio, guarda che ho praticamente un Master su ‘sta roba, per quanti TikTok ho visto al riguardo…”

Oxford, anni ’40. Uno dei professori all’interno della prestigiosa università è Albert Einstein. Parte della sua storia, che viene raccontata in questo Ted Talk, riguarda un aneddoto su un esame di fisica assegnato agli studenti della classe del 1942, che contiene le stesse domande fatte alla classe dell’anno precedente.

In Italia questo potrebbe non essere tanto scioccante (nella mia facoltà di Bari ho avuto tra le mani un libro con esempi che spiegavano in lire!), ma immaginate la reazione degli assistenti di Einstein quando gli venne fatto notare che l’esame è identico a quello dell’anno precedente. Einstein conferma, e aggiunge che non si trattava né di pigrizia, né di negligenza. Nel momento in cui gli assistenti chiedono un chiarimento, lui risponde: “Le domande sono le stesse, ma le risposte sono cambiate “.

Pensare che delle scoperte fatte in campo scientifico, fatte nel giro di un anno, siano così rivoluzionarie dal rendere sbagliate delle risposte credute vere fino all’anno precedente, e che quindi quello che prima era vero adesso non lo è più, mi fa uscire fuori di testa. Oggi viviamo due momenti contrastanti, perché da una parte sappiamo che quello che era vero ieri, non è detto che sia vero anche oggi, come nel caso di Einstein e del suo esame. Ma allo stesso tempo, viviamo con la mentalità del “Si fa così, punto“.

Siamo costantemente circondati da persone che sembrano avere la verità in tasca, che vogliono apparire come coloro che sanno, che hanno le risposte, che dicono la verità assoluta… Sembra che non conti più farsi una domanda e avere diverse risposte per varie occasioni (dato che la realtà è complessa), ma ora conta avere una verità che sia vera sempre, per tutte le domande che abbiamo, proprio perché la realtà è complessa e noi abbiamo il bisogno di certezze, risposte secche e veloci, sempre pronte all’uso.

“Esattamente! Basta con ‘ste pippe mentali, diamoci una risposta, che valga sempre e comunque, e finiamola qui. Se è vero che le risposte che ci diamo non sono più vere da un giorno all’altro, tanto vale non porsi più domande, così siamo tutti più sereni!”

Cerchiamo tutti la serenità di avere delle certezze e pensare il meno possibile, di andare in pilota automatico e stare tranquilli il più a lungo possibile. Non è un male, anzi… è una cosa necessaria, perché pensare richiede tanto sforzo, e l’unico motivo per cui noi pensiamo, è quello di smettere di pensare. Per dirlo meglio, dobbiamo trovare una soluzione che funzioni nel minor tempo possibile, per tornare in pilota automatico quanto prima.

Questo, però, diventa un problema quando diamo per scontato qualcosa e crediamo che sia naturale, che si fa così e che non puoi farlo diversamente, altrimenti sbagli… Come è vero che la natura cambia continuamente, che trova il suo equilibrio di volta in volta, è anche vero che le risposte che sono vere oggi, non lo saranno domani.

L’arte dell’apparire secondo Linkedin

Assodato questo, voglio parlare del problema dell’apparenza che abbiamo oggi, in particolare nel mondo lavorativo e nella piattaforma che tutti conosciamo come vetrina per eccellenza quando si parla di mercato del lavoro: LinkedIn.

Lo so… tutti dobbiamo lavorare, e tutti dobbiamo saperci distinguere nel mondo lavorativo per essere assunti. Ma quello che si vede su LinkedIn (senza nulla togliere a tutti i social network in realtà) è un uso improprio dell’apparenza e del saper apparire.

L'apparenza su Linkedin
Esempio di saper apparire secondo un CEO presso se stesso

Nella realtà, se avessimo queste persone di fronte a noi, faremmo a loro delle domande, per capire altre qualità che hanno e che tipologia di persone sono. Ma su LinkedIn noi vediamo quello che una persona sceglie di far vedere. Solo grandi pregi ed elogi, i difetti non piacciono a nessuno, e non dobbiamo farli vedere agli altri, altrimenti rimaniamo esclusi e sembriamo deboli.

Oggi, ci viene insegnata l’arte dell’apparire, e viene spacciata in tanti modi diversi:

  • 7 consigli pratici sul come creare un curriculum efficace
  • Manuale sul come comportarsi durante un colloquio di lavoro
  • Come vestirsi in modo appropriato per piacere a tutti
  • Cose da non dire al primo appuntamento
  • Come rimorchiare il proprio partner ideale in 7 minuti

Già… Penso proprio che l’arte del saper apparire che una persona applica su LinkedIn è la stessa che puoi applicare anche su Tinder, dove ciò che conta è emergere dalla massa ed essere preferito rispetto agli altri. Niente di più e niente di meno: mostri le tue qualità, e se soddisfano, in quel momento c’è un match.

Questa è la ricetta che tutti seguono quando si parla di successo personale, che bisogna mostrarsi sempre superiori, di raccontare solo le proprie vittorie. Oppure, puoi anche raccontare le tue sconfitte, ma solo se ti sono servite per arrivare ad una gloriosa vittoria finale. Mai mostrarsi sconfitto, devi parlare di cadute solo se hai una foto in cui ti rialzi più vittorioso che mai.

“Ehi… Guarda che ogni volta che vado su pagine motivazionali (ne avrò viste almeno 397) o spulcio sui social di imprenditori, vedo sempre gente elegante e sempre ben posata. Quindi, la gente di successo si comporta in questo modo, comprando cose fighe e facendo solo cose al top, e su questo non puoi dire niente!”

L’imprenditore con le pantofole

Quando guardai per la prima volta “The Social Network” e vidi questa scena, capii il significato moderno di “persona di successo”. Andare ad un incontro d’affari in pigiama e pantofole, in ritardo, e solo per rifiutare un’offerta e prendere per il culo chi hai di fronte a te, è una delle massime espressioni di libertà che il successo personale può offrire a una persona.

Certo, c’è modo e modo, ma il fatto di essere totalmente liberi di fare quello che vuoi, fregandotene delle conseguenze, perché non ti importa del giudizio altrui… Quello è il vero successo personale. Non è la persona con il completo firmato e con l’ultimo modello di iPhone in tasca ad avere successo, quella è solo apparenza. Vuoi vedere il vero volto del successo?

Apparenza di Zuckerberg
Coppia di imprenditori in abiti firmati CK e Armani ad un evento ultra esclusivo

Ah, no, scusami… ho sbagliato foto. Questo è il vero volto del successo:

Apparenza di Zuckerberg
Coppia di imprenditori in abiti firmati da Mirco che ha la trattoria buona mentre si fanno un selfie sfocato camminando in mezzo alle terre

So bene che, nel momento in cui si parla di apparenza e di Zuckerberg, tutti facciamo un collegamento diretto con la sua persona, il personaggio che si è creato intorno a lui, e mille altri temi che tutti noi conosciamo, dai social alla privacy. Ma è proprio per questo che l’ho voluto usare come esempio, perché tutti siamo abituati a vederlo in un unico modo: il simpatico rettiliano che risponde gli umani.

Voglio fare come ha fatto Einstein. Voglio pormi delle domande, ma soprattutto farmi le stesse domande, perché so che le risposte saranno cambiate. Voglio fare delle scelte mie e non indotte da altri, come mi hanno insegnato Freud e Bonolis. Voglio saper apparire, ma solo se sono onesto, prima di tutto, con me stesso.

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