“Mi parli dell’origine del suo problema.”
Ero uscito con alcuni amici, qualche settimana fa. Stavamo facendo le solite chiacchiere da bar del venerdì sera, che spaziavano dal parlare del meteo all’uso delle intelligenze artificiali nelle nostre vite.
Sembrava una serata come tante altre, ma poi…
“Quindi è lì che è successo?”
Avevo trovato l’ispirazione per scrivere due righe per un articolo. Ma, prima di potermene rendere conto, avevo scritto la trama di un romanzo di fantascienza alla Black Mirror.
Ero troppo ispirato, e sapevo che quello era l’unico momento in cui avrei potuto scrivere quella storia, come quando ti svegli da un sogno e devi scriverlo da qualche parte per non dimenticarlo.
“Sì, certo, capisco molto bene. La scrittura è l’effetto procurato dal problema, ma non siamo ancora in grado di dire quale sia la causa… o forse, lei lo sa e semplicemente non vuole ammetterlo.”
Credo che sia colpa della…
“Non si preoccupi, è normale trovare difficoltà nell’esprimersi liberamente. Ma posso assicurarle che, dopo averlo fatto, lei si sentirà meglio.”
…Sì. Credo che sia colpa di quella maledetta scimmia.
Procrastinazione: l’origine di ogni mio problema
È da oltre un anno che ho deciso di mettere nero su bianco i miei pensieri. Racconto di difficoltà che ritrovo nella vita quotidiana e del mio metodo di affrontarle. Non è il migliore, non sempre funziona, ma mi ha dato la possibilità di essere una persona migliore, prendendo esempio dalle storie di altre persone.
Voglio lasciare un messaggio per chiunque abbia il coraggio di leggere (azione attiva) e ringraziare chi prova ogni giorno a migliorare alcuni aspetti della propria vita. Lo faccio perché sono una persona che molto spesso si perde nell’oceano di contenuti sui social (azione passiva), senza trarne nulla di positivo per me stesso.
Questa è sempre stata la mia battaglia personale, che credevo di essere il solo a dover combattere. Ma poi, un po’ alla volta, ho incontrato molta gente simile a me, se non peggiore, che mi ha insegnato che un meme può avere mille forme e mille creator differenti, quindi millemila forme differenti, tutte diverse e tutte uguali.
Confusione a parte, oggi voglio parlare di come ho scoperto di essere un procrastinatore e di come sono passato dall’odiare all’amare una scimmia che riesce a farmi dire frasi del tipo:
- Ho preso Porto Cristo e l’ho portato a Porto Cristo.
- Sto scrivendo un podcast sui briganti ed entro Natale usciranno le prime sei puntate, tutto questo perché non ne ho trovato uno che mi piacesse, quindi ho pensato di farlo io.
- Ho fatto registrare al mio Google Home Mini un messaggio vocale e l’ho portato con me alla mia seduta di laurea, perché mi scocciavo ad essere il solo a dover parlare.
“Ok, va bene, ti ho lasciato parlare fino ad ora e la roba dell’inizio con il dialogo dello psicologo è stata divertente, ma ora smettila di pavoneggiarti e ti supplico di arrivare dritto al punto… Che diavolo c’entrano le scimmie in tutta questa storia?”
Partiamo con ordine, sennò parliamo tanto e male. Definiamo prima un paio di concetti, ovvero: “La definizione di procrastinazione”, e “Come si forma un abitudine”, perché se stiamo procrastinando, è solo una questione di cattive abitudini.
Con procrastinazione si intende: “Differire, rinviare da un giorno a un altro, dall’oggi al domani, allo scopo di guadagnare tempo o addirittura con l’intenzione di non fare quello che si dovrebbe”. Tim Urban lo spiega in questo TED Talk.
Quindi, la situazione tipo è: “Dobbiamo fare questo!” e la nostra reazione è “Assolutamente d’accordo, ma prima devo assolutamente ricordarmi se Steve Carell abbia o meno origini italiane… Ecco qui, il cognome della sua famiglia era Caroselli. Sembra che il bisnonno fosse un maggiordomo di Bari, e che vivesse a Napoli”.
Si tratta di avere a che fare con una scimmia che prende in mano il timone della nostra vita, che vive giorno per giorno, e che vuole solo godersi il presente, senza pensare allo stress legato al futuro, perché non è un suo problema.
Si tratta di trovare la voglia di fare letteralmente qualsiasi cosa, ma non quell’azione che ci viene richiesta di fare.
Il motivo per cui questo accade, è che siamo troppo emotivi, e non riusciamo a controllarci.
Diario di un procrastinatore abituale
“Questo mi parla di scimmie che prendono il possesso della sua vita, e io gli sto ancora dando corda… Tagliamo corto, per favore, arriva al punto in cui racconti di come ne hai tratto un beneficio, così siamo sicuri di non fare le stesse cose che fai tu.”
Ogni giorno un procrastinatore si sveglia, e sa che dovrà evitare più problemi possibili perché gli portano solo e soltanto stress.
Fine. Questo è il motivo per cui una persona rimanda le cose.
Il fatto di rimandare lo stress di oggi a domani lo fa sentire sollevato e felice di aver raggiunto lo scopo della giornata. Prova ad indovinare il giorno dopo cosa farà? Esattamente, rimanderà al giorno successivo, perché non deve essere un suo problema.
Quindi, per capire come possiamo migliorare uno stile di vita abbastanza precario (a furia di rimandare cose, queste poi si accumulano e… che te lo dico a fare, sai meglio di me quello che accade dopo), dobbiamo capire come agire per affrontare lo stress, attraverso un cambio di abitudine.
Da cosa è composta una abitudine? Lo spiega Mel Robbins in un suo libro, e ci spiega come ogni abitudine si può semplificare in tre momenti:
- Attivazione – Nel caso della procrastinazione, si tratta di una fonte di stress che ci prende alla sprovvista: “Dobbiamo fare questo!”, “Si tratta di una questione di vita o di morte!”, oppure “Abbiamo questo esame tra due settimane, e non abbiamo ancora cominciato a studiare!”
- Attività – In questa fase, cerchiamo in ogni modo possibile immaginabile di evitare di fare questo qualcosa che ci porta stress. Hai presente quando ti è venuta quella voglia matta e incontrollata di imparare tutte le bandiere degli stati del mondo? Ecco, molto probabilmente in quel momento stavi procrastinando.
- Ricompensa – Con un mix letale tra sensi di colpa e giustificazioni senza fondamenta di ogni tipo, sei riuscito ad evitare l’ennesima scocciatura della vita, ed essa ti sorride: non solo te la sei scampata, ma hai anche imparato (finalmente aggiungerei) che anche le bandiere possono sorridere.
“Il tempo scorre, non ho altro tempo da dedicarti, devo… Aspetta. E se fossi tu il motivo per cui sto procrastinando? Ti spacci per uno che vuole aiutare, e invece ti incasina ancora di più! Ti ho sgamato, brutto bastardo.”
Quindi, ora che sappiamo che non tutte le bandiere sono serie, pensiamo a come possiamo sconfiggere la procrastinazione.
Sulla prima fase, ovvero l’attivazione tramite stress, dobbiamo metterci l’anima in pace. Lo stress, vuoi o non vuoi, ci accompagnerà per sempre nelle nostre vite, quindi non possiamo fare altro che accettare che il processo di procrastinazione possa iniziare.
Quindi, arriva lo stress, iniziamo a fare cose a caso e… stop. Dobbiamo fermarci. Immediatamente. Sforziamoci di capire che, se stiamo facendo altro all’improvviso, è perché in realtà stiamo evitando di fare qualcosa di ben più importante.
Appena capiamo che stiamo facendo qualcosa solo per distrarci, per fare altro perché “ne ho bisogno”, bisogna chiedersi: “Cosa mi fa stressare/sto evitando di fare?”
Basta porsi la domanda, e la risposta ci arriverà come un sussurro. Un qualcosa che non vogliamo ascoltare, ma che in realtà dobbiamo affrontare e concludere, perché non se ne andrà mai da sola.
Esattamente come con i compiti a casa alle elementari, medie e superiori (non ho mai avuto un buon rapporto con le cose da fare “per forza”), c’erano alcuni giorni in cui anche il dover leggere due pagine mi comportava uno stress emotivo pari allo stress fisico che ha un maratoneta durante la sua preparazione atletica.
La soluzione alla procrastinazione è unica e categorica: appena identificata la causa dello stress, bisogna impiegare i successivi 5 minuti a trovare una soluzione per risolvere quel problema, altrimenti avremo solo un senso di colpa che ci accompagnerà fino a domani, dopodomani e… Insomma, hai capito.
Harambe, il nostro io ideale
Esattamente come dice Tim Urban nel suo blog, credo che ognuno di noi sia un procrastinatore. La differenza si vede nel modo in cui ognuno di noi affronta le varie situazioni, e dalla nostra emotività.
Avevo vent’anni quando ho imparato questa lezione, e ancora adesso, non sono in grado di tenere a bada quella scimmia che ogni tanto prende il sopravvento.
Si tratta sempre di una voce interiore, che se prima provocava più danni che altro, adesso ho modo di gestirla meglio, e se faccio cose fuori dal normale è perché lo voglio veramente, non perché sto ignorando dei problemi reali.
Come faccio a saperlo? Perché non ho più quel senso di colpa che ti arriva dopo aver procrastinato qualcosa. Sai di cosa parlo, e sai come riconoscerlo.
Ognuno di noi ha quella spinta interiore che ci spinge a fare delle scelte. Dobbiamo solo fare in modo che siano giuste, e non sbagliate. Un po’ come Harambe. Un po’ come il nostro “io ideale”.
Quindi sì, la scimmia non se ne è andata dalla mia testa, e non credo lo farà mai. Ma è diventata migliore, più matura e, quando prende il sopravvento, lo fa perché sa che si tratta della cosa giusta da fare per me in quel momento.
Viva le scimmie nel cervello, quando non fanno troppi danni.
Viva la spontaneità, quei gesti genuini che ci fanno sentire leggeri e con la coscienza a posto.
Viva Harambe, che sarà per sempre ricordato per tutto il bene che ha fatto, e non per il male che ha subito.